Lo Statuto dell'Università di Catania non esiste, ma il Rettore fa finta di non saperlo, va avanti e deturpa l'immagine dell'Ateneo.

Lo Statuto dell'Università di Catania non esiste, ma il Rettore fa finta di non saperlo, va avanti e deturpa l'immagine dell'Ateneo.
dic 17

Pubblichiamo il documento approvato dal Coordinamento Unico d'Ateneo che la FLC siciliana condivide, sostiene ed è impegnata per ripristinare condizione democratiche di partecipazione alla governance.

 

L’Amministrazione dell’Ateneo di Catania ha pubblicato il testo del nuovo Statuto sulla Gazzetta Ufficiale. Tale atto costituisce un’inutile e ulteriore forzatura che ha come unico effetto quello di aumentare l’esposizione negativa, sul piano dell’immagine e non solo, dell’Ateneo stesso.

A tal proposito riteniamo doveroso portare a conoscenza dell’opinione pubblica alcuni elementi artatamente esclusi dal dibattito sullo statuto.

1)      In data 29 luglio 2011 il Miur rispondeva all’invio dello Statuto da parte dell’Ateneo di Catania, effettuato in data 21 luglio. Nella nota di risposta il Ministero, dato atto della ricezione del testo, comunicava di avere avviato la procedura di controllo di legittimità e di merito dello Statuto, come prescritto dalla Legge 240/10, dando come termine di scadenza dello stesso controllo il 28 novembre 2011. A tale data l’Ateneo nulla eccepiva.

2)      In data 8 novembre 2011, il Rettore, evidentemente ansioso, chiedeva lumi al Ministero in relazione allo stesso controllo, ribadendo di rimanere in attesa della verifica ministeriale (citiamo testualmente) “fino allo spirare del termine del 28 novembre”.

3)      In data 24 novembre giungeva l’esito del predetto controllo; un esito ampiamente negativo – come da noi sottolineato nel precedente documento – il quale sanciva l’illegittimità dello Statuto licenziato dalla commissione e dal Senato: i rilievi di portata maggiore riguardano la costruzione di un sistema di governance totalmente in mano al Rettore, il quale nomina de facto il CDA, con un evidente conflitto d’interessi e il rischio che l’intera gestione economica e strategica vada in mano ad un singolo individuo. Viene da chiedersi: in quale altro ramo della Pubblica Amministrazione un unico individuo gestisce un bilancio di centinaia di milioni di euro, quale quello dell’Ateneo di Catania?

4)      In data 28 novembre il Rettore proponeva e faceva approvare dal CDA una delibera nella quale si rifiutava l’esito della verifica, appoggiandosi ad un parere legale acquisito il giorno prima. Viene da chiedersi: con quale faccia si può accettare la scadenza di una verifica salvo poi sconfessarla quando la stessa verifica ha esito negativo? Non conosce la nostra Amministrazione, non diciamo i principi di un corretto comportamento, ma quelli di una leale collaborazione tra rami della PA, presupposto di ogni buon andamento e funzionamento della stessa?

L’attuale Amministrazione dell’Ateneo, disperatamente attaccata non all’autonomia dell’Università ma allo statuto verticistico che le ha imposto, disattendendo la verifica ministeriale, sta di fatto minando la stabilità giuridica della carta fondamentale della nostra comunità universitaria, contribuendo così ad arrecarLe un danno d’immagine non irrilevante. Tutto ciò, in una fase in cui la stessa legge Gelmini mostra a livello nazionale la sua ampia inapplicabilità, rischiando di balcanizzare il sistema nazionale dell’Alta Formazione piuttosto che rinnovarlo.

I rischi sono evidenti: qualsiasi atto emanato sulla base dello Statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale è esposto ad impugnativa e viziato di nullità giuridica. Lo Statuto dell’Università di Catania, figlio di una serie di atti di forza (e dunque di un’assoluta debolezza culturale), è un atto virtuale e cieco, attento ad interessi di breve periodo ma incapace di dare reali prospettive di sviluppo alla nostra università e dunque al nostro territorio. Si impone infine un’ultima considerazione: ci si sarebbe attesi, come accaduto in altri Atenei, che il Rettore, emanando uno Statuto che a detta dello stesso Ministero amplia in modo spropositato i poteri della sua carica, non avesse previsto di beneficiare personalmente di tale ampliamento di poteri. Questioni di stile e di opportunità lo imporrebbero: non a Catania, purtroppo.

Il CUdA

 

Altre Notizie | 17/12/2011

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