La CGIL e la FLC ricorrono al TAR di Catania contro la norma del regolamento di Ateneo che impone limiti cronologici come requisito per l’accesso agli assegni di ricerca.

La CGIL  e la FLC ricorrono al TAR di Catania contro la norma del regolamento di Ateneo che impone limiti cronologici come requisito per l’accesso agli assegni di ricerca.
mag 31

COMUNICATO STAMPA

La CGIL e la FLC ricorrono al TAR di Catania contro la norma del regolamento di Ateneo che impone limiti cronologici come requisito per l’accesso agli assegni di ricerca.

 

Una battaglia vera in difesa dei lavoratori della ricerca, dei diritti, delle opportunità e del merito.

La FLC di Catania e la CGIL di Catania hanno presentato ricorso al TAR contro la norma del Regolamento d’Ateneo, approvato il 31 Marzo 2011, che impone dei limiti cronologici (6 o 10 anni) a partire dalla data di conseguimento della laurea per la partecipazione alle selezioni pubbliche per il conferimento di assegni di ricerca.

Oltre che una battaglia prioritaria nell’ambito delle azioni e delle prerogative della CGIL, questo è stato l’esito non auspicato dell’indisponibilità dell’amministrazione dell’ateneo ad affrontare la questione del precariato della ricerca ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali. La CGIL non ha avuto altra possibilità che far notificare la contestazione nell’ultimo giorno disponibile, dopo aver atteso invano segnali di apertura che purtroppo non sono mai arrivati. La gravità della questione imponeva un dialogo ed una soluzione informate dal buon senso. L’amministrazione dell’ateneo, invece, ha deciso di non recepire le richieste che provenivano dalla CGIL e dai lavoratori e di confermare una norma iniqua, oltre che anti-meritocratica, che costringe alla disoccupazione, o alla “fuga”, tutti quei ricercatori oggi compresi tra i 30 e i 40 anni, a prescindere dal loro curriculum scientifico.

La norma in questione, infatti, nel prevedere che gli assegni non possano essere conferiti a candidati che abbiano conseguito la laurea non oltre un certo limite cronologico, a prescindere dal valore scientifico del candidato, dall’attività svolta, dalla rilevanza del suo lavoro, e da qualunque altra valutazione di opportunità e buon senso, non fa altro che “dismettere” una intera generazione di ricercatori per la sola ragione della loro “precaria anzianità” nell’università di Catania, peraltro in una situazione di sostanziale blocco del reclutamento.

Stupisce che i più colpiti siano, ancora una volta, i lavoratori della ricerca (367 i titolari di assegno di ricerca nel 2009 nell’ateneo di Catania, secondo il MIUR, a fronte dei 1576 docenti e ricercatori strutturati) quegli stessi già privi di diritti, esclusi dalla vita democratica dell’ateneo, non ammessi ai benefici di eventuali ammortizzatori sociali. Quegli stessi che si ritroveranno privati anche di ogni opportunità di sostentamento, a prescindere dal loro valore di studiosi. Al di là dei molteplici profili di illegittimità della norma approvata degli organi di governo dell’ateneo, ciò che sorprende è l’irragionevolezza di una “sbarramento” normativo che produce conseguenze sociali evidenti ed arbitrarie senza produrre beneficio alcuno. Sbalordisce inoltre la diffidenza di questo ateneo ad affrontare con le organizzazioni sindacali, o altra associazione di categoria, la questione del precariato della ricerca e della docenza, ritenendo questa categoria di ricercatori, docenti lavoratori non meritevoli di essere trattati come tali ed ignorando sistematicamente tutte le richieste fatte pervenire nell’arco degli ultimi due anni.

Per queste ragioni la CGIL e la FLC hanno scelto di combattere questa battaglia con tutti gli strumenti a disposizione e lo faranno in difesa dei lavoratori precari della ricerca e della docenza, nella convinzione che solo attraverso il dialogo e la partecipazione sia possibile progettare e costruire una università dei diritti e delle opportunità.

Altre Notizie | 31/05/2011

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