Formazione professionale: tre iniziative di mobilitazione sono state decise dalla Flc Cgil Sicilia a sostegno della vertenza Formazione professionale, per chiedere una vera riforma del settore e risposte per lavoratori.

Formazione professionale: tre iniziative di mobilitazione sono state decise dalla Flc Cgil Sicilia a sostegno della vertenza Formazione professionale, per chiedere una vera riforma del settore e risposte per lavoratori.
ott 13

Il 20 ottobre ci saranno manifestazioni a Palermo, Catania e Messina e in altre città; il 21 una delegazione di lavoratori terrà un sit in davanti il ministero al Lavoro e davanti a quello dello Sviluppo economico; il 22 ottobre la mobilitazione culminerà in una manifestazione regionale davanti palazzo d'Orleans.

Il calendario di proteste è stato deciso venerdì scorso nel corso di un attivo regionale della Flc che ha definito anche le linee guida della piattaforma rivendicativa della organizzazione, che pubblichiamo qui di seguito.

La Cgil e la Flc si stanno spendendo per la vertenza della formazione professionale siciliana, come si sono sempre spese, nella critica ai governi che hanno creato lo sfascio clientelare del sistema regionale e la attuale ingovernabilità che lascia temere che ci possano essere eventi tragici.

Basterebbe leggere le decine di documenti di denunzia e di proposta e le decine di rapporti presentati in conferenze stampa ed in convegni, oltre che nei documenti programmatici e congressuali della Cgil scuola, della Flc e della Cgil siciliane, per rendersene conto, ma questa regione ha la memoria corta e a chi la governa sembra fare comodo.

Su “Rassegna Sindacale” già nel 2011 era apparso un articolo contenente tra le altre un’ intervista a Michele Pagliaro che definiva il percorso intrapreso con determinazione, non ostante non vi fosse stata la condivisione di altri sindacati, per affrontare quello che di lì a qualche mese sarebbe esploso con tutta la sua potenza deflagrante, a seguito della elezione di Crocetta a Presidente della Regione, e dell’emersione di notizie su alcune indagini e vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti enti di formazione, politici e amministratori e funzionari pubblici, insieme ad un variegato sottobosco di faccendieri, svelando il volto indicibile del sistema in Sicilia che ancora continua a riservare ulteriori scandali, come in una “cronaca di una morte annunciata”.

Oggi, ad un mese di distanza dalla pubblicazione del dossier sulla formazione professionale elaborato dalla Flc e dalla Cgil Sicilia, consegnato anche ai funzionari europei ed a quelli dei ministeri presenti nel Comitato di sorveglianza dell’FSE oltre che alla stampa, dossier che ha messo in luce in tutta la loro asprezza le gravi criticità del comparto nella regione ed i non molti punti di forza,  la nostra organizzazione vuole affrontare un bilancio della azione sindacale alla quale non può e non vuole sottrarsi, per la tutela dei lavoratori che rappresenta, per la bontà della idea che presiede alla più autentica mission della formazione professionale, coerentemente con la proposta nazionale elaborata dalla Flc e dalla Cgil e pubblicata nella prima settimana di marzo di quest’anno sui siti nazionali delle due organizzazioni.

Con questo bilancio vuole provare a tracciare le coordinate di una riforma che si ritiene ancora possibile, anche se il trascorrere del tempo e le mancate decisioni politiche hanno certamente aggravato la condizione ormai insostenibile nella quale versano migliaia di lavoratori del comparto, privi di prospettive, preda delle sirene della peggiore politica e di organizzazioni che stanno puntando a crescere o a riguadagnare il terreno perduto sull’onda di proposte demagogiche e di difficile attuabilità.

La Cgil non intende prestarsi a battaglie di retroguardia o di conservazione di un sistema indifendibile, ma vuole riprendere con i lavoratori e con le forze sane e produttive dell’Isola un dialogo che vada nella direzione della risoluzione possibile della gravissima crisi, trovando anche interlocutori altri, in primo luogo nel Governo nazionale, per la gravità dei problemi da affrontare, e nelle forze produttive siciliane, insieme alle quali sarà necessario ridisegnare le nuove mission, i nuovi perimetri e le soluzioni possibili.

Ciò per non perdere anche le esperienze positive e le tante competenze maturate e certificabili di molti operatori del comparto, che per anni si sono occupati di formazione e di politiche attive del lavoro con perseveranza e dedizione, malgrado tutto e malgrado lo sfaldamento del sistema, la crescente frammentazione e la stessa frantumazione dei rapporti tra tutti gli attori del sistema, datori di lavoro, istituzioni e gli stessi lavoratori.

Anche sul ddl di riforma del settore presentato recentemente, la Cgil ha dato un giudizio complessivo che ne apprezza il tentativo di ridisegnare un intero sistema, ma ne ha criticato alcuni aspetti:

il mancato riferimento alla legge quadro nazionale, citata solo in maniera generica, soprattutto l’assenza di un chiaro regime di transizione tra vecchio e nuovo sistema, la cui realizzazione sarà difficile nel breve termine, sia per la attuale frammentazione del quadro politico regionale, che per i riferimenti in termini di affidamento gestionale ai “liberi consorzi di comuni ed alle città metropolitane”, proprio quelli che sembrano essere gli aspetti più incerti dell’altra grande “incompiuta” Crocettiana, che è la riforma degli assetti istituzionali dopo l’abolizione delle province. Ed anche su questo la Cgil ha espresso critiche ed ha avanzato proposte che vanno verso altri modelli nazionalmente condivisi. 

Le proposte per un possibile riassetto, secondo l’idea della Cgil e della Flc, non possono passare se non dalla chiarezza, a partire da quella dei ruoli che i vari attori, istituzionali e non, devono giocare nella partita che vede appesi ad un filo i destini degli oltre ottomila lavoratori.

E la Cgil e la Flc hanno sempre difeso il lavoro ed i lavoratori, e sono intenzionate a difenderli, questi lavoratori, anche questa volta, attraverso il lavoro e la creazione di vere opportunità compatibili con lo stato di dissesto delle finanze regionali, e con l’uso oculato e inevitabile delle risorse europee dei fondi strutturali, che impongono regole più stringenti alla stessa politica, alla amministrazione regionale, agli enti gestori superstiti, allo stesso ente strumentale della regione, il Ciapi di Priolo, del quale vanno ridiscussi il ruolo e la funzione.

Esso infatti rischia di trasformarsi nel “carrozzone” che la stampa adombra ogni qual volta si parla del sistema regionale della formazione, e senza alcuna garanzia di continuità e opportunità di lavoro per il personale ad esso affidato dal Governo regionale, sia che si tratti dei lavoratori degli ex sportelli (1750) sia che si tratti di lavoratori licenziati o comunque espulsi dal sistema perché dipendenti di enti disaccreditati (oltre 2000 candidati a Prometeo, la cui lista d’attesa va allungandosi ogni giorno di più via via che si aggiungono ulteriori nomi al lungo e dolente elenco degli enti disaccreditati).

La stessa "agenzia unica" dell'ultimora, se pensata attraverso il Ciapi, rischia di essere un'altro carrozzone; una nuova partecipata, mentre e' all'ordine del giorno del dibattito politico la dismissione di quelle esistenti. Senza la necessaria chiarezza sulla natura giuridica di questa fantomatica agenzia, sul rapporto della stessa con i lavoratori, su come impegnerebbe i lavoratori vittime di crisi aziendali, su quando e come pagherebbe i lavoratori, la proposta di questa "agenzia unica" e' solo cinica propaganda elettorale.

Il ruolo del Ciapi dovrebbe invece ridefinirsi in quello di coordinamento di azioni propedeutiche al mantenimento della occupazione nel comparto, insieme con le Università siciliane ed altri soggetti, per occuparsi della certificazione delle competenze e degli interventi di aggiornamento, formazione e riqualificazione e riconversione necessari per garantire l’innalzamento di qualità del sistema ed il suo mantenimento a partire da quelle degli operatori della platea, di cui dalla stessa indagine sull’albo rappresentata nel dossier da noi pubblicato a settembre ci viene restituito un quadro impietoso.

I Servizi per il lavoro

la Flc e la Cgil ritengono che sia necessario modificare le linee guida approvate dalla Giunta, ripristinando il ruolo sussidiario, possibile ai sensi del D. Lvo 276 del 2003, sia per quegli organismi gestori che fino a settembre del 2013 hanno interagito con i Centri per l’Impiego pubblici, che per tutti gli organismi che richiederanno l’accreditamento per l’attuazione di azioni di politiche attive per il lavoro, e che sapranno misurarsi con le nuove sfide lanciate dai documenti sulla nuova programmazione dei fondi strutturali sia per i programmi nazionali che per quelli regionali, e tra questi anche in qualche misura il Ciapi di Priolo.

Per questi soggetti, nei futuri bandi, dovranno essere previste premialità aggiuntive se essi si impegneranno ad assorbire il personale iscritto all’albo che, proveniente dalla filiera “servizi formativi”, sia in possesso delle necessarie professionalità e competenze.

Solo così si potrà realizzare una integrazione di servizi per il lavoro caratterizzati da una forte regia pubblica e dalla flessibilità data dalla presenza di molteplici soggetti, capaci di interagire sul territorio con capillarità.  All’interno di questo sistema ridisegnato si aprirebbero spazi di lavoro per gli operatori che hanno maturato elevate competenze in materia di politiche attive e di formazione orientata al lavoro ed al supporto alle fasce di lavoratori in difficoltà, competenze più che decennali acquisite attraverso percorsi formativi mirati, maturate sul campo e spese a sostegno di interventi, azioni e iniziative sviluppati a fianco di istituzioni, enti pubblici,amministrazione regionale (Isfol, Italia Lavoro, CPI, SUPL …), che vanno certificate una volta e per tutte, con il concorso di soggetti terzi pubblici e delle Università siciliane, e che, in un’ottica di formazione continua, andranno costantemente implementate, mantenute e aggiornate con la partecipazione ad azioni formative e informative obbligatorie.

In questi itinerari di certificazione delle competenze e di mantenimento delle stesse andrebbe inquadrato il ruolo principale dell’ente strumentale della regione, il CIAPi di Priolo.

Intanto vanno subito avviati al lavoro coloro che hanno sostenuto le azioni delle politiche attive del lavoro, anche per realizzare gli interventi orientativi e le altre azioni previste dal Piano Regionale della Garanzia Giovani e, nel contempo, vanno individuate risorse a valere di quelle residue del POR 2007/2013, allo scopo di consentire l’erogazione di azioni e servizi di politica attiva del lavoro ai cittadini siciliani, giovani, disoccupati, inoccupati, fasce deboli, che ne hanno il diritto e ne sono oggi deprivati.

L’Istruzione e la Formazione Professionale

è impensabile che nella Regione Siciliana ciò che nelle altre regioni italiane si compie secondo modelli diversificati ma unificanti sotto molti profili, attraverso forme di sussidiarietà integrativa o complementare, si compia a stento e con una tempistica che realizza interventi triennali in cinque anni, senza certezza della programmazione, senza garanzia per il diritto allo studio di giovani cittadini che per le loro peculiarità sono tra i più deboli e più facilmente preda delle istanze della malavita organizzata.

Va regolarizzata e confermata l’offerta formativa spingendo verso tutte le forme di maggiore integrazione con il sistema pubblico dell’Istruzione e della Formazione Universitaria, anche per la realizzazione e lo sviluppo di quei segmenti (ITS – IFTS – Poli Tecnico – Professionali) oggi mancanti quasi del tutto e rivolti alla formazione terziaria non accademica.

La seconda annualità del c. d. “Piano Giovani”

Va avviata immediatamente sostenendone l’avvio con adeguate risorse sia finanziarie che umane la seconda annualità del c.d. Piano Giovani, integrando in esso anche le risorse disponibili sulla ”Garanzia Giovani” per voucher e tirocini, senza volersi illudere che Garanzia Giovani possa configurarsi diversamente da quello che nazionalmente è, cioè un intervento “ assistenziale” nei confronti dei giovani neet, che vanno “riattivati”, ed attraverso questa “riattivazione assistita” possano re immaginarsi in modo diverso.

La direttiva 76434 dell’ 8 ottobre 2014 non è sufficiente né esaustiva, non rispecchia i punti e gli impegni dell’accordo di agosto, di cui questa organizzazione avverte la necessità di verificare i contenuti e presenta molte criticità.

La direttiva, per altro, non è stata formalmente condivisa con le organizzazioni sindacali, e se l’incontro negoziale che menziona è quello conclusosi nella notte del 5 di agosto, siamo ben lontani dagli impegni a suo tempo presi dall’amministrazione, innanzitutto per la tempistica, assolutamente disattesa.

La direttiva recita che “l’ammissibilità alla riedizione di tutte le proposte formative 2014-2015 è subordinata alla disponibilità delle risorse finanziarie”. Nessun legale rappresentante di enti potrebbe programmare con questa totale incertezza.

Anche la modalità di utilizzo del personale – anche esterno agli enti – iscritto all’albo non aiuterà perché il costo contrattuale delle assunzioni provocherà l’aumento delle sospensioni nelle aree del supporto all’erogazione (tutor e insegnanti di sostegno) ed in quelle dell’amministrazione e della logistica.

L’individuazione del personale da dichiarare “eccedentario” dovrà essere effettuata attraverso esame congiunto col sindacato aziendale o territoriale, o attraverso atti unilaterali del datore e dovrebbe avvenire in soli 8 giorni che appaiono assolutamente insufficienti. La direttiva non prevede in maniera esplicita l’ammortizzatore sociale che dovrebbe intervenire per il personale in eccedenza.

Quanto al piano finanziario, richiesto anch’esso in otto giorni, la richiesta è improponibile perché non è stabilito il periodo d’inizio e fine delle attività, non è indicata la tempistica delle erogazione del finanziamento né la percentuale, non è costituito il tavolo di coordinamento per monitorare gli esuberi, e non è ancora stato emanato il DDG di appostamento delle somme di finanziamento. Gli Enti sani, i pochi esistenti, se accettassero queste condizioni sarebbero presto costretti a chiedere all’amministrazione interventi sostitutivi per la contribuzione, ed i lavoratori rimarrebbero senza lo stipendio nella correntezza, aggravando la loro condizione già adesso insostenibile.

Queste condizioni sono inaccettabili anche per il sindacato che non vede in esse alcuna tutela per i lavoratori che rappresenta, e la Flc valuterà se ritirare formalmente la firma dall’accordo del 5 agosto. Intanto che si trovano soluzioni per la sempre più grave emergenza, sarebbe necessario uno sforzo dell’amministrazione per prevedere l’assetto futuro per la efficace programmazione della spesa europea del 2014-2020 e della riprogrammazione dei fondi residui del sessennio precedente.

Le risorse  ed i vincoli del Patto di Stabilità

Va riaperta la trattativa tra Regione e Governo nazionale per la esclusione dai vincoli dei patti di stabilità di tutte le risorse da destinare a formazione ed istruzione, in coerenza con la proposta nazionale della Cgil, perché in Sicilia come nelle altre regioni è necessario innalzare i livelli d’istruzione e di formazione, anche per creare un circolo virtuoso che veda nella ripresa di vere politiche industriali che sostengano la ricerca e l’innovazione di processo e di prodotto una vera spinta alla fuoriuscita dalla crisi. Ciò potrà nel medio termine sostenere anche l’occupazione del comparto.

In nessun caso però i limiti dettati dallo sforamento del patto possono costituire un alibi per responsabilità tecnico organizzative della amministrazione regionale che avrebbe dovuto per tempo provvedere a riorganizzarsi ed a procedere con la necessaria speditezza e funzionalità, e che invece appare arrancare in un disastroso e contorto percorso di cui non si comprendono appieno né gli obiettivi né la direzione intrapresa.

Sono necessari ed urgenti:

  • la decretazione delle intese istituzionali per la concessione della CIG in deroga (l’attuale monitoraggio restituisce intese già sottoscritte per circa 22 milioni di euro per il solo comparto della formazione professionale), e la discussione delle intese che dovessero essere proposte a seguito degli esuberi rilevati sulla seconda annualità del “Piano Giovani”;
  • un nuovo e rafforzato assetto della pianta organica del dipartimento formazione professionale per renderlo capace di gestire tempi e procedure normalizzati, e consentirelo smaltimento delle emergenze ed il pagamento degli stipendi arretrati ai lavoratori;
  • un tavolo tra organizzazioni sindacali, governo regionale ed amministrazione per definire i contorni del nuovo bando triennale per la formazione a valere sulla nuova programmazione;
  • un piano pluriennale di aggiornamento e riconversione del personale rimasto privo di incarico, da affidare al Ciapi;
  • un sistema di vigilanza costante rispetto ai requisiti previsti dall’accreditamento.

Il tavolo di crisi nazionale con i Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico

Contestualmente alla presentazione alla stampa del dossier, la Cgil e la Flc hanno chiesto ai ministri Poletti e Guidi la urgente convocazione di un tavolo di crisi nazionale che possa prendere in esame alcuni provvedimenti straordinari necessari alla fuoriuscita dall’impasse attuale, anche attraverso le azioni di outplacement, di accompagnamento alla pensione e di incentivazione dell’esodo. Oggi questa richiesta, avanzata un mese fa in solitudine, vede il consenso di altre organizzazioni che  cominciano ad inserirla tra le proprie rivendicazioni.

Per la Cgil e per la Flc non è questione di primogeniture, ma di azioni coerenti e tese alla ricerca delle soluzioni vere e non demagogiche, quindi pensiamo sia giusto fare ogni sforzo per riaggregare intorno a richieste concrete il movimento sindacale, a partire da quello interconfederale, ma sempre tenendo sullo sfondo la complessità della fase attuale e le battaglie che la Cgil e la Flc stanno affrontando, anche su altri versanti, per la tutela del lavoro e dei lavoratori.

Infine, ai nostri detrattori, a chi dalle colonne di certa stampa “virtuale” fa spesso una informazione distorta e raffazzonata, diciamo che non temiamo il confronto, che affrontiamo il merito delle questioni e in questa durissima vertenza siamo pronti anche ad azioni drastiche per disincagliarla dalle secche alle quali sembra essersi arenata, ma che la coerenza dell’azione della Cgil e della Flc è tutta sui nostri siti, nelle denunce coraggiose, nella elaborazione politica e nella costante critica sociale nei confronti dei governi, che la Cgil non ha “governi amici”, nella ricerca di soluzioni possibili anche se talvolta dolorose e nella costante azione di supporto ai lavoratori, di tutela dei loro diritti individuali e collettivi.

 

scarica le linee guida di piattaforma

 

Formazione professionale | 13/10/2014

prossimieventi

socialnetwork

areariservata

login
password persa?