Formazione professionale: punto di non ritorno?
La Flc e la Cgil rivendicano con forza l’apertura di un tavolo di crisi, che affronti i veri nodi di questo sistema e identifichi i percorsi per la sua riqualificazione, per la sua moralizzazione e per ridare certezza del diritto ai lavoratori ed ai cittadini.
Per queste ragioni la Flc nei prossimi giorni, su un calendario che sarà articolato su tutti i territori, senza cedere alla tentazione di una protesta facile e strumentale, si confronterà con il proprio quadro dirigente, con i propri iscritti e con i lavoratori del comparto, con i quali intende esprimere con chiarezza le proprie analisi e le proprie ragioni e identificare modi e strumenti condivisi per dare corpo alla protesta.
Per questa sostanziale ragione, pur avvertendo la necessità di un forte segnale, non ha aderito alla proclamazione dello stato di agitazione ed alla organizzazione di una manifestazione in tempi troppo rapidi, che, sacrificando il momento del confronto con i lavoratori, veniva proposta dalle altre organizzazioni.
La Flc Cgil ha, infatti, lanciato l’allarme più e più volte sulla crisi gravissima e profonda del sistema regionale della formazione professionale: oggi questo sistema, tuttora ostaggio della peggiore politica e della burocrazia regionale, vive uno stato di incertezza e di confusione, ed i lavoratori che vi operano sono privati dei più elementari diritti contrattuali.
Ad essi è negata la certezza della retribuzione, la certezza del posto di lavoro e la stessa prospettiva del futuro.
Sia i lavoratori che svolgono il loro servizio negli sportelli multifunzionali impegnati nelle politiche attive del lavoro, in funzioni previste dalla legge a favore di disoccupati, cassintegrati e persone alla ricerca della prima occupazione, sia coloro che operano nella formazione ordinaria, che coloro i quali operano nella filiera dell’obbligo di istruzione e formazione vedono le loro vite e quelle dei propri familiari travolte dalla incapacità del governo di dare risposte concrete ai problemi.
Anzi, chi ha governato fino a qualche giorno fa, annunciando sulla stampa svolte epocali e moralizzazione e razionalizzazione, ha continuato a trattare il settore come bacino per la coltivazione di clientele ed a legittimare l’ulteriore crescita di interessi poco trasparenti, complice una burocrazia regionale solerte solo quando si tratta di scaricare la propria responsabilità.
La Flc denuncia l’arbitrio dei dirigenti e i tentativi maldestri e raffazzonati della amministrazione e del governo di riconvertire sulle risorse comunitarie la spesa fino ad oggi regionale, senza preventivamente avere calcolato quale impatto tale riconversione avrebbe potuto avere sulla vita di migliaia di persone e sulla efficacia dei servizi che queste ultime svolgono a favore dei giovani, dei lavoratori e dei cittadini dell’Isola.
Da una parte atti amministrativi recentemente approvati stanno gettando nel caos sistemi che avevano dato prova di potere funzionare, anche se migliorabili, mentre l’amministrazione e la politica rifuggono da un confronto autentico che parta dalla crisi del sistema e ne identifichi soluzioni valide, anche dolorose; dall’altra parte si continua a creare i presupposti per manciate di nuove assunzioni, senza dotarsi di regole e di criteri oggettivi né per la salvaguardia occupazionale, né per assicurare ai lavoratori interessati il rispetto delle norme di legge e contrattuali. Anzi è la stessa amministrazione ad indurre i datori di lavoro a violazioni della legge e del contratto.
Paradossalmente, in altri casi, l’amministrazione stessa legittima e riconosce i costi surrettizi rappresentati da taluni enti gestori, impegnandosi ad integrarli con cospicui finanziamenti, senza badare alla benché minima forma di “compatibilità sociale della spesa”.
A fronte di tutto ciò la Flc e la Cgil dicono basta con il malaffare, basta con la legittimazione di clientele che continuano a nutrirsi di un sistema che non c’è più, dove i contratti non si applicano se non casualmente, dove lo stipendio diventa una variabile indipendente dal lavoro e si prende solo ogni tanto.
Basta con le assunzioni che continuano ad ingrossare le fila del settore, che viene utilizzato come ammortizzatore sociale improprio, per tutti coloro che vi entrano costretti dall’estremo bisogno di lavorare.
Bisogno che li rende ostaggio di enti, agenzie formative spesso collegate a doppio filo alla politica e alla burocrazia regionale.
Scarica la nota della Dirigente generale dell'agenzia
Formazione professionale | 13/10/2010
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