Formazione professionale: l’ARS reintegra una parte del finanziamento necessario – si attenua la crisi transitoriamente, ma vanno affrontate emergenze e scelte di prospettiva.

Formazione professionale: l’ARS reintegra una parte del finanziamento necessario – si attenua la crisi transitoriamente, ma vanno affrontate emergenze e scelte di prospettiva.
ago 05

Ormai è noto a tutti, come ampliamente commentato dalla stampa, che l’ARS il 4 agosto ha approvato la legge di variazione di bilancio. Nella manovra è stato approvato anche l’emendamento che aggiunge 45 milioni di euro alle somme precedentemente appostate per la formazione professionale, andando nella direzione che il Governo aveva indicato e sulla quale si era confrontato con la Cgil, la Cisl e la Uil.

Ricordiamo a tutti che il risultato non era affatto scontato - infatti la somma prevista di 60 milioni non è stata resa disponibile -  ma, è , comunque, un risultato ed è anche frutto delle mobilitazioni e dell'impegno del sindacato, che pur  con alcune divergenze, ha saputo valorizzare le cose che uniscono, la tutela sostanziale dei lavoratori, piuttosto che le cose che dividono. Come Flc e Cgil, pur con alcuni dubbi sull’esito finale del provvedimento, pensiamo che  comunque allevierà la attuale situazione.

Certo, va visto come le risorse appostate verranno destinate, e soprattutto, come poi verranno utilizzati materialmente questi 45 milioni aggiuntivi, e quelli che sarà possibile liberare chiudendo vecchi rendiconti, e se le attività che verranno finanziate non produrranno sovrapposizioni e duplicazioni con effetti pesantissimi sul piano della praticabilità e sul piano dei carichi di lavoro dei formatori, che sono già pesantemente pressati dalla necessità di concentrare in meno di sei mesi attività che dovrebbero essere svolte in tempi di gran lunga più distesi.

Tant’è, qualcuno negava che il sistema fosse in crisi, e la Flc  e la Cgil, inascoltate, continuavano a chiedere che - in un sistema dove nulla era più normale, dove i contratti si applicavano solo "virtualmente", dove le regole non venivano più rispettate, dove i lavoratori siciliani del comparto venivano reclusi in una gabbia salariale di fatto, barattando quantità per qualità - fosse affrontata per tempo e con decisione. Se il governo ci avesse ascoltato, sicuramente si sarebbero risparmiate le sofferenze di questo anno orribile, nel quale non si è certamente fatta “buona formazione”, e che non appaiono ancora essere finite.

Tuttavia, questo risultato odierno, sia pure parziale, va nella direzione degli impegni assunti dal Governo, che dovranno concretizzarsi, nella prossima settimana, in alcuni atti.

In primo luogo la pubblòicazione dell'avviso triennale a valere prevalentemente sui fondi comunitari, con quei correttivii che lo rendano compatibile con la applicazione del contratto di comparto, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, e certamente entro il mese d'agosto.

Poi, la definizione degli accordi che si sono negoziati al tavolo di crisi, anche questi da perfezionare nel più breve tempo possibile. Abbiamo notizia, infatti, della prossima convocazione del tavolo di crisi, riteniamo per martedì 9 agosto, per procedere a perfezionare gli accordi e definire le trattative in corso anche sul regolamento attuativo della L.r. 10/2011 che consentirà l’utilizzo integrato del fondo di garanzia e degli ammortizzatori in deroga.

Tra questi, quello che riteniamo come Flc sia da utilizzare per la gestione delle crisi, assieme al contratto di solidarietà previsto anche dalla contrattazione nazionale di settore, è quello della cassa integrazione in deroga, almeno per tutto il 2011.

A questo proposito, vi  segnaliamo che molte trattative sinora avviate con alcuni enti, si sono concluse con la chiusura degli esami congiunti per le procedure di mobilità - in alcuni casi con la revoca della procedura, in altri con la sospensione, in tutti i casi prevedendo la riconversione verso l’accesso alla cassa integrazione (CIG) in deroga.

Sotto questo profilo confermiamo che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha concesso al Governo una quota aggiuntiva di 10 milioni di euro a quella già ripartita (50 milioni) per gli ammortizzatori in deroga a seguito dell’accordo nazionale per il 2011,.

Il Ministero ha però ha escluso che si possano accentrare a Roma le procedure di accesso alla cassa integrazione in deroga per alcuni enti che ne avevano avanzato la richiesta, limitandosi all'impegno a fornire eventuale assistenza tecnica inviando suoi funzionari presso gli uffici  competenti della  Regione Siciliana.

Le richieste degli enti, ed i relativi accordi, verranno trattati quindi presso i competenti uffici regionali nei prossimi giorni, e già per mercoledì  10 agosto si prevede un incontro con le amministrazioni interessate (Dipartimento Lavoro e uffici periferici, Agenzia per l’Impiego e Dipartimento Istruzione e formazione) per calendarizzare le trattative dei singoli enti gestori.

L’accesso alla CIG in deroga, che procede ad una “sospensione” limitata nel tempo del rapporto di lavoro, e con la previsione di una indennità di sostegno al reddito, che sarà integrata col fondo di garanzia regionale come verrà regolamentato dalla L.r. 10/2011, è certamente una risposta “emergenziale” alle emergenze che la gravissima crisi che attraversa il settore ha prodotto.

Ma in quanto risposta “emergenziale” consegue due risultati: da una parte consente di erogare la prestazione di sostegno al reddito ai lavoratori degli enti interessati dalla crisi e che hanno esuberi strutturali o congiunturali; dall’altra evita che i datori di lavoro procedano a licenziamenti, almeno fino a quando non vi sarà chiarezza della programmazione sul fondo sociale, dando così il tempo alla amministrazione ed alle parti sociali di negoziare le opportune tutele e regole per un sistema che non può più reggersi solo sulle finanze della regione.

Qualcuno sostiene che le regole esistano già, e vadano solo applicate, ma nella esperienza degli ultimi anni queste regole hanno consentito che il sistema si gonfiasse fino al punto di non ritorno, e precarizzasse il destino di tutti i lavoratori, di quelli “vecchi” e di quelli “nuovi”, e questa è la ragione che ha prodotto i processi degenerativi del sistema che oggi sono sotto gli occhi di tutti, la sua ipertrofia, la sua autoreferenzialità che non lo rende più difendibile senza una “riforma” strutturale. Serve “cambiare pagina”, è necessario davvero un cambio di passo “culturale” nel modo di concepire la formazione, di collegarla a reali fabbisogni ed esigenze del mondo delle imprese e della società, senza relegarla ad un ruolo meramente assistenziale, e, soprattutto, senza affidarle compiti che sono già pertinenza di altre agenzie formative, se non in alcuni casi di sussidiarietà che, secondo noi, deve vedere forti intrecci di integrazione.

Ma oggi è necessario fronteggiare l’emergenza, avendo chiarezza di dove si vuole arrivare, prima di potere ragionare delle prospettive future che possono essere affrontate solo con un sistema ridimensionato, ricondotto alla compatibilità economica e nel quale si riavviino processi virtuosi e scelte di qualità.

Formazione professionale | 05/08/2011

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